Every day the same dream
Da quando ti sei trasferito in città hai passato gli ultimi tre anni lavorando sempre nello stesso ufficio. Dopo poco la sensazione di novità ha lasciato il posto alla routine: la sveglia ha suonato alla stessa ora, hai fatto colazione e pranzo sempre agli stessi posti, hai lavorato sempre allo stesso computer, seduto sempre sulla stessa sedia e con le stesse persone attorno. Ogni giorno. Per tre anni.
Magari il lavoro ti piace pure, ma nel bene o nel male ogni giorno scorre sempre uguale a quello precedente. Ed è proprio la monotonia della routine il tema principale di Every day the same dream, nuova opera realizzata da Paolo Pedercini. Sviluppato nell'arco di una settimana per partecipare all'Experimental Gameplay Project sul tema Art Game, Every day the same dream si discosta parecchio dai toni satirici e i temi politici che caratterizzano i precedenti titoli di Molleindustria, assomigliando più a opere come Pathways di Terry Cavanagh. Partendo dal senso di alienazione e rifiuto del lavoro, l'obiettivo di Paolo era quello di dare un senso alla natura ciclica di molti videogiochi ("play again non vuol dire necessariamente game over").
Alzarsi al suono della sveglia, vestirsi in fretta e preparare la valigia, salutare la fredda e insensibile consorte, prendere l'auto e finire nel traffico sulla via per il lavoro. In Every day the same dream i giorni dell'impiegato protagonista scorrono tutti uguali, così cominci a cercare novità e dettagli inusuali anche nelle piccole cose. Che si tratti di una foglia caduta da un albero, di un mendicante sul marciapiede o di un animale incontrato per strada. Al mattino incontri un'anziana signora nell'ascensore: con la dentiera mezza scollata ti mormora una frase apparentemente senza senso, così la ignori ed esci di casa. Ma in poco tempo quella signora diventerà la tua più grande amica, l'unica persona con la quale puoi scambiare due chiacchiere durante la giornata.
Un gioco davvero potente, lo consiglio vivamente in quanto espressione della frustrazione della routine, di quella vita ripetitiva tipica dei giorni nostri perfettamente riprodotta dalla grafica monocromatica e dall'ottima soundtrack di Jesse Stiles, mentre l'opera si conclude con un finale che rappresenta pienamente la vita, i disagi e le soluzioni di un Sarariman.
Ma bando alle parole, vi lascio al gioco XP
Every day the same dream